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"Ibn Hazm, una delle più alte figure intellettuali della Spagna musulmana del secolo XI, schizzò rapidamente quest'opera, che è un trattato «scientifico» di fenomenologia dell'amore e al tempo stesso una confessione, un documento storico e umano di non comune valore. In tutti i trenta capitoli di questo leggiadro Collare della colomba, la teoria ora acuta, ora sottile e sofistica, si correda di esempi tratti non già, come spesso accade in altre opere di analogo argomento, dal vecchio patrimonio di storie e leggende d'amore dell'antichità araba, ma dalla viva esperienza dell'autore, che ha quasi sempre come sfondo la splendida Cordova musulmana. Ecco quindi la corte dei califfi, [...] i loro grandi ministri, come il famoso Almanzor, e visir e ciambellani e dignitari di corte, tra i quali il padre dello stesso Ibn Hazm, e dotti e giuristi, teologi e tradizionisti, ufficiali e poeti, che affollano il Palazzo, la Gran Moschea cordovana, i ponti sul Guadalquivir, le ville e i giardini suburbani della metropoli. Ed ecco il mondo femminile, intravisto in fuggevoli lampi fra le cortine dell'harem, o liberamente circolante per le vie e le piazze tra la turba delle schiave e delle ancelle, pronte allo scherzo, all'avventura e all'intrigo. Ne risulta una varietà, una libertà di rapporti fra i sessi, anche al di fuori dell'elemento servile, superiore a quanto ci aspetteremmo dagli schemi tradizionali della donna musulmana sempre segregata e velata. [...] L'amore che agita questo mondo è concepito e analizzato dall'autore nella più ampia estensione del termine; è insieme Venere urania e pandemia, anzi addirittura amor femminile e amor maschile, indifferenziato e talora nemmeno distinguibile con chiarezza nella terminologia amorosa." (Dallo scritto di Francesco Gabrieli)